COLAZIONE A SARAJEVO
L'oscurità inghiottiva i contorni dei palazzi di Sarajevo. I vetri smerigliati del bar riducevano la luce esterna. Ogni tanto qualcuno apriva la porta ed entrava un vento gelido. I camerieri giravano fra i tavoli, segnavano le ordinazioni, svuotavano i portacenere pieni di mozziconi. Mi tornarono alla mente altre notti, altri gelidi inverni. Uno a Belgrado nel'93. L'inverno delle sanzioni, quando circolavano banconote da milioni di dinari che valevano poche centinaia di lire e in centro città le organizzazioni umanitarie distribuivani cibo e altri aiuti. Quando le donne in nero manifestavano contro la guerra sotto la presidenza della repubblica e Milka Zulicic sputava in faccia a Milosevic accusandogli di avergli fatto sparire il figlio. Si combatteva in Bosnia ma si andava a saldare i conti a Belgrado. Sotto il piombo "amico" caddero a decine. Faccendieri, aguzzini, illustri sconosciuti. Il sangue in Bosnia scorreva a fiumi, a Belgrado colava come ruscelli.
UNA STORIA SILENZIOSA
Il libro racconta la storia di alcune migliaia di italiani che, alla fine della seconda guerra mondiale, scelsero di rimanere in Jugoslavia per costruirvi il socialismo. Fu una scelta difficile, che portò molti anche a rompere con la famiglia, con gli amici, con la professione. Nel 1948, quando vi fu lo scontro Tito Stalin, si schierarono con il governo di Mosca. Furono repressi, alcuni riuscirono a scappare, altri conobbero il lager di Goli Otok, l’Isola Calva nell’alto Adriatico. Dopo tanti anni quella ferita brucia ancora nei loro cuori e ha segnato le loro esistenze. Parlare di loro significa non tacere su un momento del dramma che coinvolse l’umanità intera prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale.
VITE DA CANTIERE
Contributi di don Luigi Ciotti, Franco De Alessandri, Guglielmo Epifani e Franco Martini
In alcune piazze di Milano alle sei del mattino era possibile incrociare decine se non centinaia di marocchini o egiziani, rumeni o albanesi, in attesa del caporale che dopo veloce contrattazione smistava il suo carico umano in uno dei tanti cantieri della nostra città e regione; ora, dopo diverse denunce e iniziative sopratutto dei sindacalisti e della Carovana Antimafie, il mercato delle braccia è diventato più sotterraneo, ma non meno efficace. E allora perchè stupirsi se delle persone, spesso senza permesso di soggiorno, vengono reclutati a 3 euro all'ora con il caporale che spesso ne trattiene più della metà, se nei nostri cantieri si raggiungono percentuali di lavoro nero pari al 40% e in alcuni casi oltre la metà. Perché stupirsi se dei ragazzi vengono sbattuti nei cantieri, senza formazione e senza nessuna misura di sicurezza:forse per questo siamo il paese con la più alta percentuale di incidenti sul lavoro.
STATE LASCIANDO IL SETTORE AMERICANO
Il testo ha il carattere di un monologo. Un giornalista italiano, a Berlino nei giorni della caduta del muro, racconta ad una ragazza conosciuta in un pub la sua storia vissuta nella città tedesca fra il 1983 e il 1984. Una storia d’amore segreta con una sentinella della Germania dell’Est. La narrazione si svolge fra fatti privati e avvenimenti pubblici, in un continuo flashback. Il racconto termina il giorno dell’apertura del muro di Berlino, con il re-incontro fra il giornalista e la sentinella dell’est. Questo re-incontro è anche una metafora sulla riunificazione delle due Germanie.
LA SOGLIA DI GORIZIA
Erano anni nei quali le passioni travolgevano gli animi. Anni di ardore, di idealismo, di generosità. Io ero entusiasta della lotta dei comunisti per una società migliore e volevo raggiungerli. Una mattina decisi di partire. Mancava un mese e mezzo ai miei diciannove anni quando giunsi in Jugoslavia. Credevo di aver trovato la terra del socialismo, mi dissero che il socialismo doveva essere ancora costruito; quarant'anni più tardi mi sarei accorto che il socialismo era ancora molto, molto lontano. Credevo che tutti in Jugoslavia fossero comunisti, scoprii che i comunisti erano pochi. Quarant'anni più tardo constatai amaramente che i comunisti erano minoranza pure nel partito. Ma fu ugualmente un'avventura straordinaria.
Profughi
Questo libro ansce da una esperienza concreta: gli aiuti alle popolazioni della ex Jugoslavia colpite dalla guerra e dalla scelta pacifista e non violenta che gli autori hanno maturato in anni di rapporto con i movimenti democratici della società civile di tutta Europa (HCA, END).