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COLAZIONE A SARAJEVO
L'oscurità inghiottiva i contorni dei palazzi di Sarajevo. I vetri smerigliati del bar riducevano la luce esterna. Ogni tanto qualcuno apriva la porta ed entrava un vento gelido. I camerieri giravano fra i tavoli, segnavano le ordinazioni, svuotavano i portacenere pieni di mozziconi. Mi tornarono alla mente altre notti, altri gelidi inverni. Uno a Belgrado nel'93. L'inverno delle sanzioni, quando circolavano banconote da milioni di dinari che valevano poche centinaia di lire e in centro città le organizzazioni umanitarie distribuivani cibo e altri aiuti. Quando le donne in nero manifestavano contro la guerra sotto la presidenza della repubblica e Milka Zulicic sputava in faccia a Milosevic accusandogli di avergli fatto sparire il figlio. Si combatteva in Bosnia ma si andava a saldare i conti a Belgrado. Sotto il piombo "amico" caddero a decine. Faccendieri, aguzzini, illustri sconosciuti. Il sangue in Bosnia scorreva a fiumi, a Belgrado colava come ruscelli.
UNA STORIA SILENZIOSA
GLI ITALIANI CHE SCELSERO TITO
Dedico queste pagine alle persone che vi sono raccontate. In tempi lontani fecero scelte difficili. Cercarono di dare un contributo all’ideale socialista, con sincerità e profondamente convinte di fare bene. Subirono, dagli stessi uomini in cui avevano creduto, una violenta repressione, la loro stessa vita fu per sempre sconvolta. Ma non hanno mai abdicato all’idea di libertà che continua ad animarli. Non ho scritto un libro, ho imparato una lezione di vita.
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LA SOGLIA DI GORIZIA
STORIA DI UN ITALIANO NELL'ISTRIA DELLA GUERRA FREDDA
"Un comunista di Nola nelle bande di Markos" titola il Messaggero Veneto. Giacomo Scotti da alcuni giorni è rinchiuso in carcere. Lo accusa, seppur nessuna imputazione sarà mai mossa a sui carico, una lettera di Renato Bussoni, dirigente del Pci campano, indirizzata ai comunisti di Monfalcone. Nella sua missiva Bussoni scrive all'incirca: "Giacomo Scotti è un buon compagno, viole trasferirsi nella Jugoslavia di Tito per costruirvi il socialismo, aiutatelo a passare la frontiera." Bussoni ovviamente ignora le vere intenzioni del "compagno Giacomo": unirsi ai rivoltosi greci insorti sulle montagne della Macedonia Egea. E ignora pure che tal Pino Piovesan a cui invia il testo è un confidente del Fidelity Security Service, la polizia segreta del Governo Militare Alleato.